Nella seconda serata del Trapani Film Festival, Ninni Bruschetta ha presentato il film Prophecy e ha ricevuto a sorpresa il Premio Speciale alla Carriera, consegnato da Emmanuele Aita. Sul palco – intervistato da Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino nello spazio del De Core Podcast – ha parlato della propria carriera, ma anche di quanto sia importante, soprattutto oggi, affidarsi alla cultura.

«Non c’è stato un momento in cui ho scelto di fare l’attore, non è un mestiere che scegli. – dice subito interrogato da Alessandro e Danilo – È quello che vivi quotidianamente che ti fa pensare che il lavoro che stai facendo è quello giusto. Ho deciso di provare a fare questo mestiere per non dover fare l’avvocato. È stata quindi una scelta che si è portata dietro una grande casualità perché poteva succedere con qualsiasi altro settore. Ho incrociato il teatro e, giorno dopo giorno, ho vissuto questo mestiere come un’attività artigianale. Lo spettacolo è un’attività artigianale, e ne sono fiero».

Originario di Messina, Ninni Bruschetta commenta poi che partire dalla Sicilia è stato semplice, «perché avevo un’idea e questo mestiere si fonda sulle idee». «Volevo fare quello che, negli anni Ottanta, si faceva a Roma e in poche altre città italiane: muovere il necessario per costruire un’industria del cinema. – aggiunge – Era un momento in cui la provincia affermava la sua valenza. Ci siamo inventati prima il teatro indipendente e poi abbiamo fatto il primo film indipendente del sud Italia, prima ancora di Mario Martone».

Interrogato da Alessandro Pieravanti sulla situazione del cinema oggi, Bruschetta poi risponde: «Non lo so. Siamo italiani: il cinema italiano non è in crisi, è solo popolato da stupidaggini che non hanno partito. Non sono né di destra né di sinistra. L’industria del cinema è cresciuta nel mondo per quantità e qualità e in Italia siamo cresciuti moltissimo, anche in tv. In più la televisione ha avuto una crescita interiore perché la serialità nasce per diluire il racconto cinematografico». Tra aneddoti su Boris e ricette messinesi, Ninni Bruschetta parla poi del film Prophecy presentato nel corso della serata.

«Sono un vecchietto. – scherza subito – Mi hanno detto che era tratto da un manga e ho pensato fosse una cosa figa. Il personaggio mi calza perché è un vecchietto sfigato ma rivoluzionario. Mi sono divertito a farlo anche perché sono circondato da giovani attori, da cui c’è sempre qualcosa da imparare. È un lavoro di grande qualità».

Infine, Bruschetta ha ricevuto a sorpresa il premio alla carriera, consegnato da Emmanuele Aita. «Ero convinto che fosse qui per altro e questo premio mi ha sorpreso. – commenta l’attore – Non mi sarei commosso se non avesse citato Shakespeare. Dovremmo tutti rivalutare la parola intelligenza e cultura perché ci salva la vita. Sono le persone intelligenti che ci insegnano come vivere».