La serata del mercoledì del Trapani Film Festival si è aperta con l’intervento di Stefano Lorenzi – regista di Afrodite – nel De Core Podcast di Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino. La pellicola – in programma giovedì 21 agosto – racconta la storia di Ludovica (Ambra Angiolini), sub professionista, mentre assiste al fallimento della sua scuola di immersioni a causa dei debiti contratti dal suo socio con la mafia.
Rimasta sola e sommersa da debiti impossibili da saldare, si ritrova costretta a estrarre tritolo (TNT) da un relitto della Seconda guerra mondiale, affondato in mezzo al mare, per conto della mafia, che nel frattempo ha dichiarato guerra allo Stato italiano. Insieme a Sabrina (Giulia Michelini), Ludovica è costretta a immergersi al largo della costa siciliana, nei resti di una nave che porta il nome dell’antica dea greca Afrodite.

Stefano Lorenzi e la carriera da regista
Il Trapani Film Festival, per Stefano, è tuttavia l’occasione per conversare con Alessandro e Danilo di cinema, vita e cultura. «È stato Gianluca Arcopinto ad indirizzarmi verso il lavoro del regista. – racconta Lorenzi – Fare il regista è un lavoro privilegiato. Io ero in macchina con Gianluca, la sua Pablo distribuiva il mio documentario sul G8 di Genova, e gli ho detto Voglio fare il regista. Lui mi ha detto Fallo e, in quel momento, mi son detto Ok, lo faccio. Avevo una paura tremenda, e ancora ce l’ho, ma lui mi ha dato coraggio. È stato un padre».
Nel ricordare la sua infanzia, Stefano Lorenzi parla di basket («Sono sempre stato un pennellone, ma la pallacanestro mi ha insegnato la vita», dice) e anche di film de core, in linea con il format del podcast. «Il mio film de core – dichiara – è Cold War, una storia d’amore durante la Guerra Fredda. Quello che accade nel mondo è devastante. Siamo un po’ assenti come comunità mondiale di fronte a quello che sta accadendo. I telefonini ci stanno uccidendo e questa cosa mi fa star male. Mi sento in colpa di star bene».
Afrodite e la Sicilia
Arriva poi il momento di discutere di Afrodite, film – tra l’altro – «interamente girato a Trapani». «Abbiamo girato nella salina in un relitto. – racconta Lorenzi – Nella pellicola ci sono 35 minuti di film montato subacqueo. È il primo film italiano ad avere questa caratteristica. Non c’è nessun effetto speciale, nel mondo dell’IA noi abbiamo fatto un film alla vecchia maniera. È un film imperfetto. È nato 8 anni fa e nessuno lo voleva fare, poi certi argomenti sono diventati di moda».

Tra sfide e soddisfazioni nel girare sott’acqua, Lorenzi – dal palco del Trapani Film Festival – chiosa: «Volevo raccontare la mafia da un punto di vista diverso. Non i cattivi à la Gomorra, che mi avevano stancato, ma i giornalisti. Ho ribaltato l’idea al femminile, ma nella realtà erano due uomini i protagonisti di questa storia. La Sicilia è come una donna violentata e non si merita le violenze che ha subito, perché è una regione completa in tutte le sue sfumature».