Ospite della terza serata del Trapani Film Festival, Sergio Friscia ha divertito il pubblico e ricevuto un premio speciale, ideato e realizzato dalla gioielleria ROSSOCORALLO di Rosadea Fiorenza. Quasi una reunion del cast di Squadra Antimafia, che Friscia ricorda con affetto. «Un’esperienza bellissima – dice – e un cast eccezionale. Poi ho fatto una fine orribile». A proposito della sua carriera, l’attore commenta: «Ho impiegato del tempo perché nessuno mi faceva fare ruoli seri, visto che sono un comico. Io volevo vincere questa scommessa. Quando è arrivato il ruolo di Squadra Antimafia ero contento, ma poi mi hanno detto che il mio personaggio si chiamava Pocket Coffee».

«Ho lasciato la Sicilia tempo fa e definitivamente nel 1997, perché per farti conoscer devi lasciarla. – continua poi Friscia – Sono 35 anni che mi sopportate e penso di potermi permettere ora di tornare qua. Chi è nato in Sicilia deve tornare».
Parlare di Sicilia porta inevitabilmente con sé ricordi e aneddoti. «Sono stato espulso dall’asilo. – dice Friscia – Mio padre era sempre in giro e mia madre mi ha affidato ad alcuni parenti che mi hanno insegnato l’abbordaggio delle belle ragazze e le parolacce. Un giorno all’asilo ho declamato tutte le poesie e da qui l’espulsione». Poi le prime imitazioni e i primi passi nel mondo dell’intrattenimento.
«Sogno il cinema impegnato. – commenta Friscia – Facendo radio e tv sei meno credibile, ma è un problema degli addetti ai lavori non del pubblico». E sul film de core, chiosa: «Venero Massimo Troisi e Totò».